Le immagini di una delle operazioni più delicate prima della vendemmia: la defoliazione, indispensabile per la qualità delle uve.
Il Cabernet alla Vota prima dell’ammasatura sono mani protese al sole, tralci che si intrecciano e si abbracciano da un lato all’altro del filare, una foresta aggrovigliata e lucida di foglie che brillano e mormorano e sussurrano, accarezzate dal vento.
I grappoli nascosti nel recondito ombroso ventre della spalliera, a colorarsi lentamente di un azzurro cangiante e opalescente, rilucente di pruina. Acini piccoli e tondi, dal sapore ancora aspro ed astringente che già rivela la potenza della maturazione imminente.
Si entra nei filari a defoliare.
Si sollevano i tralci che quasi toccano terra, si intùppano sulla sommità della spalliera, arrotolandoli intorno all’ultimo filo. Cinque fili ci sono, e se ce ne fosse un sesto nemmeno basterebbe. Una parete verde più alta di un uomo.
Immergi le braccia fino al gomito in quella parete, facendoti largo fra le foglie a cercare l’uva, e inizi a liberarla da quell’intrico. Foglie grandi e foglie piccoline, foglie secche, polloni che hanno germogliato dove non avrebbero dovuto, femminelle che non matureranno, acinellature, grappoli toccati o rinsecchiti. Togli il superfluo e tieni solo il buono, per dare corpo e intensità e sostanza al vino che sarà.
Il superfluo, che poi superfluo non è perché ritorna alla terra a cui appartiene, e sarà materia viva che darà forza alla vita.
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